Storia
Mille Anni in Valpolicella
Il mio colle – quando lo ricordo – lo vedo tutto nel sole. Un rettangolo di terreno si parte dal fondovalle e sale fino alla sommità del monte che fa da crinale tra la Val di Marano e quella di Negrar. I lati maggiori del rettangolo – due scoscesi solchi quasi paralleli scavati dalle acque – formano il confine con poderi d’altra proprietà. La sommità, un poco appianata, offre la visione di entrambe le valli. Si scende dalla spianata e s’incontra subito l’alto cipresso isolato, con il tronco scalfito dalle folgori: sentinella vigile; poi un acquidoccio; poi un gruppo di quattro cipressi. La carrareccia si snoda, ora, a larghe svolte, assai ripida per lo più, e, per qualche tratto, a dolce declivio.
A. Benedetti, Brigaldara. Un colle, una casa, una famiglia
1100
Una vocazione millenaria alla vite
Il toponimo «Brigaldara», «Bragadara» o «Bragaldara» fa la sua comparsa nel XII secolo in alcuni atti di compravendita. Ai piedi del Monte Masua, tra San Floriano e Valgatara, al centro della Valle di Marano, doveva già sorgere un casolare, il cui podere era vocato da tempo immemore alla vite, alla coltivazione dell’olivo, degli alberi da frutto e dei cereali.
1200 - 1400
Terra arativa cum vineis
Nel XIII secolo, Brigaldara venne ceduta al cenobio agostiniano di Sant’Eufemia in Verona che ne terrà il possesso almeno fino al XV secolo. Il podere viene spesso citato come terra «arativa cum vineis et olivis».
1600
Brigaldara: «campi trenta, con vigne e prativi»
Nel 1653, l’estimo cittadino di Verona avverte che Brigaldara è passata di mano. Dal cenobio di Sant’Eufemia la ritroviamo possesso dei Fratelli Fontana, forse appartenenti a un’illustre famiglia di Verona di rango nobiliare. Il catalogo fornito dall’estimo, che conferma la natura vitivinicola della «possessione detta Bragaldara, con case da patron e da lavorente, campi trenta arativi con vigne e prativi».
1700
«Di bella e di buona qualità»
Nel 1714, oppresso da debiti di non chiara natura, Giacomo Fontana vende la proprietà alla «signora Margherita» moglie di tale Giacomo Locatelli. Il Fontana, ancora debitore del monastero di Sant’Eufemia, pochi anni più tardi verrà obbligato dai cenobiti a consegnare ogni anno una «botte d’uva a tutte sue spese, anco dal datio di quella di Valgatara, di bella e buona qualità».
1800
La sistemazione della villa
Il Catasto austriaco dei primi anni del XIX secolo dipinge il podere di Brigaldara nelle forme che si fisseranno fino ai giorni nostri. Ci sono la villa «dominicale» (ovvero padronale) di origine cinquecentesca, i prativi, gli arborati (boschi), gli ulivi e, soprattutto, i «vitati in piano e in colle», secondo l’odierna disposizione delle vigne, divise tra quelle del Monte Masua, scandite dalle marogne (terrazzamenti in pietra), e quelle dei declivi ai suoi piedi. Nel 1873, il progetto di ristrutturazione dell’ingegner Giuseppe Fraccaroli darà alla tenuta l’aspetto attuale.
1928
Nasce l’azienda agricola Brigaldara
Il XX secolo sigla l’atto di nascita dell’azienda agricola Brigaldara come oggi la conosciamo. Con l’acquisto, nel 1928, da parte di Renzo Cesari cresce la specializzazione vitivinicola, fatta con amore e passione dal figlio Lamberto il cui impulso maggiore avviene a partire dagli anni ’80, quando la direzione passa nelle mani di Stefano, nipote di Renzo, che si fa affiancare dall’enologo Roberto Ferrarini, forse uno dei più importanti innovatori della storia dell’Amarone e della Valpolicella. Nel 1997, l’Amarone di Brigaldara ottiene per la prima volta i tre bicchieri del Gambero Rosso.
2000
Un nuovo inizio
Stefano Cesari e i figli Lamberto e Antonio avviano un profondo rinnovamento delle strutture produttive, della cantina e, soprattutto, promuovono una sistemazione razionale dei vigneti, specializzandoli in base alle varietà più vocate per ciascuna zona. Alle storiche proprietà attorno alla villa di San Floriano si aggiungono i vigneti di Marano, coltivati a Corvina e Corvinone; le terre delle Case Vecie, a Grezzana, dedicate a uno speciale “Amarone Vigne Alte ”; il vigneto di Cavolo, sempre a Grezzana, dedicato alla produzione di un Amarone dalle delicate note floreali; e i nuovi impianti di Marcellise, dove hanno trovato dimora i vitigni autoctoni della Valpolicella: il Corvina, il Corvinone, la Rondinella e la riscoperta varietà autoctona dell’Oseleta.
Oggi
Oggi l’azienda agricola Brigaldara si estende su oltre 120 ettari, di cui 47 coltivati a vigneto e i restanti a uliveto, coltivi, pascoli e boschi.
Una biodiversità straordinaria e unica, un vero e proprio organismo agricolo che l’azienda di San Floriano ha deciso di rispettare e valorizzare attraverso pratiche sostenibili, in vigna come in cantina. Brigaldara interpreta l’intero territorio della Valpolicella, nelle sue sfumature più autentiche, portando in bottiglia un patrimonio viticolo eterogeneo, summa e ricchezza di un territorio da oltre mille anni vocato alla vitivinicoltura di qualità.